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sabato 10 gennaio 2009

ITINERARI IN CALABRIA Cosenza 1 Km 160


Si parte da Cosenza Piazza Bilotti (ex Fera), prima però, si potrebbe gustare un ottimo caffè con pasticceria fresca al bar disco verde e le opere d’arte del museo all’aperto (MAPS) su corso Mazzini. Riprese le moto dirigiamo a Nord con prima fermata subito al semaforo della piazza, si continua su corso Italia quindi a sx su via Gramsci (e la strada che costeggia la chiesa di Loreto che dà il nome alla piazza antistante).
Attraversata la piazza si svolta a dx fino a raggiungere piazza Europa e costeggiando la monumentale fontana si prosegue su via Panebianco, sulla sinistra si vede “la città dei ragazzi” e sulla destra la Caserma Militare, andiamo ancora avanti e attraversato il ponte del torrente Campagnano, ai semafori, siamo nel comune di Rende, ridente cittadina con antico centro storico a circa tre Km Ovest.

Rende è un comune di 34mila abitanti, con una parte collinare, da dove si gode una meravigliosa vista, e una parte pianeggiante comprendente diversi centri abitati. Prima dell'attuale esplosione edilizia era un comune a prevalente economia agricola.
Nella contrada "Macchina Bosco" nome dovuto ad un industria che ha operato in questa zona fino agli anni 40, è sorto "Il Museo del Presente" moderna struttura adibita a mostre di arte, storia e cultura contemporanea.

Continuando ancora verso nord si arriva in località Quattromiglia (4 miglia dal centro storico di Cosenza). Siamo sempre sulla SS 19, il traffico è meno congestionato e la visuale si apre su un territorio molto più vasto, alla destra l'Appennino Silano e frontalmente il Pollino, due catene montuose con annesso Parco nazionale.
Attraversata la frazione Settimo di Rende e Settimo di Montalto Uffugo si arriva fino a bivio Acri dove comincia una salita, circa 9 Km di curve in successione che faranno dimenticare la noiosa guida eseguita nei centri urbani. Si scollina a cozzo del Carbonaro dopo aver attraversato località Contessa, quindi discesa fino al bivio con la strada della Bonifica, tutto il tratto ha asfalto discretto e ben gommato per pieghe da godere in tutta sicurezza tanto che in qualcuno potrebbe emergere anche un pò di spirito corsaiolo. Si continua sempre sulla stessa strada incontrando diversi bivi che portono a paesini interni di cultura Albanese, come la frazione di Mongrassano scalo che attraversiamo per raggiungere la storica
località Ferramonti, alcuni metri prima dell’ingresso dell'A3 è possibile visitare i resti dell’unico campo di concentramento nazista nella nostra regione, ricordi di tragici eventi da non dimenticare.
Si torna indietro per circa 500 metri e si lascia la SS 19 svoltando a destra per San Marco Argentano. Si riocomincia ad andare su e giù per pieghe, ponendo però attenzione ad un manto stradale non proprio sincero, qualche tratto può nascondere insidie per strada scivolosa. Dopo circa 5 Km si arriva in località la Matina dove si può far visita all’Abazia di S.Maria.


Sorge a quattro chilometri da San Marco, in prossimità del Fiume Fullone. Secondo le Carte Latine dei Pratesi, la dedicazione della Chiesa abbaziale a Santa Maria avviene il 31 marzo 1065
Nel 1092 ospita Papa Urbano II, fautore della prima crociata
Dall’anno della fondazione fino al 1221 vi dimorano i Benedettini. Nel 1222 vi subentrano i Cistercensi, provenienti dall’Abbazia Sambucina di Luzzi.
A partire dal XV secolo viene data in commenda. Ha così inizio il suo inarrestabile declino. Fino al ‘600 gli edifici claustrali sono ancora intatti. In seguito, dopo l’eversione della feudalità (1806) diventa proprietà della famiglia Valentoni, che la converte in fattoria agricola.Il fabbricato abbaziale, che appartiene alla fase cistercense nonostante le trasformazioni subite nel corso dei secoli è ancora esistente


Riprendiamo la marcia, la strada scorre ora veloce e quasi rettilinea fino al paese di San Marco Argentano

L’antico centro, al quale si accedeva attraverso porte oggi in gran parte scomparse si snoda in una fitta rete di vicoli, sottoportici, gradinate, edifici, palazzi gentilizi. Pregevoli elementi architettonici in pietra da taglio adornano gli edifici Nelle zone rurali sono invece diffuse due tipologie costruttive: la villa rustica e le caratteristiche capitole edificate con mattoni di terra cruda .
La Torre (detta del Drogone) è una rara testimonianza del primo insediamento normanno in Calabria. Fatta innalzare da Roberto il Guiscardo nell’anno 1048 sulle rovine di un’antica fortificazione romana, è contraddistinta da un enorme tronco di cono detto rivellino o motta alto m.18

Completata la visita all’antico centro di San Marco Argentano ritorniamo indietro per immetterci a sx sulla S.G.C. che termina a Guardia Piemontese, strada a scorrimento veloce con larghi curvoni, dopo qualche kilometro c'è una piccola deviazione per galleria chiusa , si riprende subito la precedente scorrevolezza e ci si accorge che il panorama è cambiato, si esce dall'entroterra Calabra per immettersi sulla costiera Tirrenica con ampia vista a mare sul Tirreno inferiore.
Prima di arrivare a quota zero però, possiamo visitare un’altro antico centro storico, quello di Guardia Piemontese

Guardia Piemontese fu fondata intorno al 1200-1300 da gruppi di esuli piemontesi, di religione Valdese, provenienti dalle valli Pellice e Angrogna che volevano sfuggire alle persecuzioni della Chiesa cattolica. In effetti, però, furono lo stesso oggetto di pesanti persecuzioni e furono sterminati nel sedicesimo secolo (1559-1561) dal cardinale Ghislieri, successivamente divenuto papa con il nome di Pio V. Fu il signore di Fuscaldo, il marchese Spinelli, a guidare i suoi uomini contro i Valdesi della Guardia, in unione a quelli del vicerè condotti dal marchese di Buccianico e da Ascanio Caracciolo. Il nome attuale risale al 1863 e gli abitanti, che parlano ancora oggi una lingua di tipo provenzale, hanno quasi del tutto dimenticato le loro origini e hanno corso il serio pericolo di perdere anche le caratteristiche delle loro tradizioni. E' inevitabile, giungendo a Guardia Piemontese, soffermarsi davanti alla Porta del Sangue il cui nome è legato indissolubilmente alla strage dei Valdesi il cui innocente sangue - narra la tradizione - si riversò dal Castello fino alla porta stessa da lì verso il mare.

Scendiamo a livello mare passando dalla località termale di Guardia P., proprio dove finisce la S.G.C. finita la discesa all’incrocio con la SS 18 proseguiamo direzione SUD fino a Paola.

Paola è un comune di 17.049 abitanti, importante nodo ferroviario e sede del Santuario di San Francesco di Paola, patrono della gente di mare e della Calabria, Il 2 aprile e il 4 maggio si celebrano i festeggiamenti, veramente imponenti con processione in terra e in mare.

Molte casate nobili dominarono il territorio :
i Bibum, discendenti dai Normanni e signori di Fuscaldo nel XII secolo, gli Svevi dal 1220, gli Angioini dal 1282, gli Aragonesi dal 1324, gli Spagnoli dal 1503, i Borboni dal 1738, i Bonaparte dal 1806, ed ancora i Borboni dal 1815

Visitata la città e il Santuario si riprende, prima l’SS 18 direzione sud, poi a sx sulla SS 107 direzione Cosenza. Percorso qualche kilometro e prima di immetterci sulla S.G.C. (strada della Sila SS 107) si svolta a sinistra su un' antica strada Borbonica di collegamento tra il Tirreno e l’entroterra Cosentina poi denominata SS 107 e oggi vecchia SS107 per salire fino a quota 1000, Passo della Crocetta, la montagna più importante dell’Appennino Paolano, nel percorrere gli innumerevoli tornanti si può apprezzare un panorama immenso, in giornate chiare si possono contare e ammirare anche le Isole Eolie.

Finita la salita si scende fino a località San Fili,

In epoca pre-storica , lungo il corso dell' Emoli e sulle colline intorno , vissero i primitivi sanfilesi: gli Opici,venuti dal Pollino. Altri abitanti della zona furono i Brezi, scesi dalla Sila nella valle del Crati. San Fili diede una vittima illustre ai condannati del gruppo dei Fratelli Bandiera, nella persona di Santo Cesario (detto Guerra), fucilato nel vallone di Rovito all'alba del 15 luglio 1844 per aver partecipato all'insurrezione contro i Borboni. E' ricordato sulla lapide del monumento ai fratelli Bandiera. La produzione della seta, in passato, rappresentò la ricchezza prevalente per il paese in quanto fonte di commercio, un secolo fa, buona parte degli abitanti di San Fili, allevavano il baco da seta.
A San Fili intorno alle due guerre si producevano, con la neve conservate in fosse foderate di Felci, ottime granite e squisiti gelati, finita la neve arrivavano da Cosenza blocchi di ghiaccio che grattugiati e preparati fornivano cremolate e cioccolate.
Ancora oggi si trovano ottimi gelati alla pasticceria Conca D’oro e al bar Passatelli, eccellente idea per una sosta golosa.
Si ritorna a Cosenza dopo un breve tratto di circa 20 Km, attraversando località Arcavacata, sede della cittadella Universitaria e subito dopo il centro abitato di Rende.

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